Molti eventi determinanti della storia rimangono indefiniti, perché a protezione della conoscenza della loro rilevanza si solleva la nebbia di diversivi distraenti. Il governo Biden ha erogato, attraverso l’IRA, 437 miliardi di dollari di per stimolare il “Buy American”: Si tratta del maggior intervento nell’economia dopo il New Deal. Una misura, apparentemente, irrilevante per il resto del mondo, e sotto vari profili anche encomiabile: lo Stato aiuta l’economia privata a rilanciarsi.
Gli incentivi determinano lo spostamento della propensione alla spesa dei cittadini americani verso i prodotti di aziende interne, ma, soprattutto, favoriscono la delocalizzazione di industrie europee verso gli Stati Uniti, con le conseguenze che ne derivano: perdita di posti di lavoro e di entrate fiscali.
Gli Stati Uniti si comportano come se fossero uno Stato emergente che abbia la necessità di varare misure di contenuto protezionistico. A titolo esemplificativo, tra le condizioni da rispettare per accedere al “Credito per la produzione manifatturiera avanzata”, vi è quella che il luogo di produzione si trovi negli Stati Uniti. Addirittura la nazionalità dell’azienda deve essere statunitense.
Ulteriori condizioni protezionistiche sono presenti tra i requisiti all’accesso al “Credito per l’acquisto di veicoli elettrici, plug-in hybrid e a idrogeno”. In questo caso, è necessario che una certa percentuale dei minerali critici utilizzati nelle componenti delle batterie sia estratta o lavorata negli Stati Uniti o in un paese aderente all’Accordo di libero scambio (Canada e Messico), oppure riciclata in Nord America. Tale percentuale arriverà gradualmente fino all’80 percento nel 2026 per i minerali critici e toccherà il 100 per cento per le parti delle componenti della batteria. Il costo di quest’ultima misura, considerati solo i crediti d’imposta per l’acquisto di auto nuove, è stimato in circa 7,5 miliardi di dollari.
Si tratta di misure che potrebbero essere oggetto di contestazione in sede dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). Secondo l’Accordo sulle sovvenzioni e sulle misure compensative (Accordo SCM), le sovvenzioni adottate dagli stati membri si differenziano in tre classi distinte: vietate, passibili di azione legale e non passibili di azione legale.
Nella categoria di quelle vietate rientrano quelle “sovvenzioni condizionate, singolarmente o nel quadro di altre condizioni generali, all’uso preferenziale di merci nazionali rispetto a prodotti importati”. Tali caratteristiche si ritrovano nelle sovvenzioni tramite credito d’imposta sulla produzione, sugli investimenti e sull’acquisto di veicoli elettrici previste dall’IRA. In tal caso, ma solo se contestaste espressamente da un altro paese, l’OMC dovrebbe richiederne la revoca.
Riguardo alla seconda classe di sovvenzioni, ossia quelle passibili di azione legale, l’Accordo SCM prevede invece che un membro possa imporre dei dazi compensativi, nel caso in cui riesca a dimostrare che la sovvenzione in questione reca danno alla propria industria nazionale.
Gli Stati Uniti perseguono una politica volta a impedire il corretto funzionamento del tribunale del commercio internazionale.
L’Organo d’appello dell’OMC, infatti, non è più in funzione, perché gli Stati Uniti non nominano il proprio rappresentante dal 2019, e di conseguenza non può essere raggiunto il numero legale di membri per esprimere giudizi sulle controversie avanzate.
Le ricadute sull’economia europea, ed in particolare su quella italiana, dell’ennesimo atto di pirateria economica USA, sono incalcolabili e si sommano alle conseguenze dei danni determinati dal conflitto russo-ucraino. La recessione economica, come l’inflazione, che affliggono l’Europa e l’Italia, sono provocate direttamente, ed esclusivamente, dalla sudditanza nei confronti del predone d’oltreatlantico.
Dalla classe politica attuale, a libro paga del colonizzatore, non vi è da attendersi se non una “falsa reazione” finalizzata non a rimuovere questa ennesima imposizione di sudditanza economica, ma, piuttosto, a legittimarla. E’ essenziale rendere consapevoli i popoli e le persone, facendo comprendere la gravità concreta del problema e le conseguenze che determina sulle loro vite quotidiane. Il compito che devono adempiere coloro che hanno gli strumenti per farlo, giuristi, economisti, politici, è quello di affrontare seriamente la situazione e cercare una soluzione.